Claudio Widmann, psicoanalista, junghiano, è docente di Teoria del simbolismo e di Tecniche dell'immaginario presso diverse scuole di specializzazione di Psicoterapia. Numerosi i saggi e i volumi pubblicati in prestigiose riviste e quotidiani. E’ direttore della collana di Edizioni Magi “Il bestiario psicologico”. Con questa casa editrice ha pubblicato molti volumi, ricordiamo Il simbolismo dei colori, La simbologia del presepe, Il mito del denaro, Gli arcani della vita, Il gatto e i suoi simboli. Ultimo lavoro, recentemente presentato a Ravenna nell’ambito degli incontri letterari organizzati dal Centro Relazioni Culturali, in Sala D’Attorre, è questo Pinocchio siamo noi.
Widmann parte da un libro che quasi tutti, se non tutti noi, abbiamo letto, forse uno dei primi libri della nostra infanzia, Le avventure di Pinocchio, ma quella di Widmann è una rilettura molto particolare e molto interessante. Certi aspetti che non avevamo considerato li scopriamo con lui che ci presenta il burattino come simbolo di narcisismo, un fenomeno che oggi più che mai invade la società. Ma chi era Pinocchio? Un burattino che ancora prima di diventare tale, da un pezzo di legno, si dimostra irrequieto, irriverente, desideroso di infrangere le regole, atteggiamenti che ci fanno pensare al comportamento che oggi troviamo essenzialmente nei giovani, ma non solo. E’ interessante scoprire che anche l’autore, Collodi, fosse incline alla disobbedienza, vivendo periodi da disordinato e scapestrato al punto che si potrebbe dire che il disadattamento e la tendenza antisociale di Pinocchio non sono descritte con la precisione del clinico, ma con la competenza dell’esperto. Se un individuo- dice Widmann- si concentra in maniera egoistica solo su se stesso è inevitabile che diventi narcisista. Molto interessante è anche il tema che affronta l’assenza della madre e il vuoto di identità che caratterizza il personaggio Pinocchio, dal momento che la Fatina, c’è, ma le sue sono apparizioni e non un contatto e un sostegno continui. E ancora, parlando dell’Io, l’autore ci spiega come colpisce, nel disturbo narcisistico, la rapidità di alternanza e la profondità della discrepanza tra percezione grandiosa e percezione miserevole di sé, tra atteggiamenti esibizionistici e quelli di timidezza, di ritrosia. Fa molto riflettere anche quanto segue: “Pinocchio - troviamo nel testo - è un modello e una speranza per chi non vuole morire tal quale è nato, essendo vissuto per niente.” Una rilettura di Pinocchio, quella di oggi, davvero stimolante che ci porta ad approfondire molti aspetti che rendono ancor più interessante e ricco il contenuto di questa storia di cui pensavamo di sapere tutto.
Anna De Lutiis