Da bambina avevo un sogno: diventare un architetto. Il sogno è rimasto chiuso nel cassetto, il corso di laurea in architettura prevedeva l’esame di analisi matematica. Purtroppo, io ed i numeri non siamo mai andati d’accordo. Decido allora per Psicologia per diventare un’urbanista. Sono stata una delle prime 700 laureate in Psicologia in Italia, non ottengo, però ciò che sto cercando. La laurea mi apre una prospettiva diversa del mio impegno futuro. Conseguo la laurea in medicina e la specializzazione in psichiatria con il vecchio ordinamento comprendente l’anno di neurologia. In contemporanea conseguo la specializzazione in psicoterapia cognitivo – comportamentale. Ho fondato quattordici anni fa il giornale www.guidagenitori.it di cui sono il responsabile scientifico. Insieme a colleghi medici e giornalisti informiamo i genitori accompagnandoli nel percorso di crescita dei propri figli. La prevenzione del disagio è sempre stato il mio obiettivo ed il benessere all’interno della famiglia ne è l’obiettivo principale. Sicuramente vi starete chiedendo perché vi sto raccontato parte della mia vita. E’ il modo più pratico per farvi comprendere che la dislessia non va sotto braccio con il quoziente intellettivo e poi per rendere chiaro a tutti come un bambino dislessico, può raggiungere tutti i sogni. Ciò che è importante è il sostegno appropriato in famiglia e nella scuola. E’ grazie a mia madre ed alle sue invenzioni se ho potuto raggiungere i miei obiettivi perché: io sono dislessica.
Prima di proseguire la lettura di queste poche righe vi invito a guardare e ad ascoltare “Il canto della dislessia” link a http://www.youtube.com/watch?v=C8CHUhEL-fI
Ciò che il dislessico confonde è la proiezione nello spazio e nel tempo partendo da un singolo punto. La difficoltà e riconoscere: la destra e la sinistra, il sopra ed il sotto. Ecco quindi che sono confusi verbalmente i punti cardinali, la destra e la sinistra e la proiezione spaziale di alcune lettere dell’alfabeto. E’ quindi di fondamentale importanza aiutare il bambino a riconoscere la corretta proiezione spaziale attraverso strategie alternative. Il bambino è sveglio, intelligente e si dimostra più vivace e creativo rispetto ai compagni. Con l’inizio della scuola primaria e quindi con l’apprendimento della lettura e della scrittura, iniziano le difficoltà. In classe si annoia e preferisce fare altro. Dalla terza in poi, la lettura e la scrittura richiedono un impegno maggiore e il ragazzino deve dimostrare di avere la padronanza dello spazio proiettato su di un foglio. Il bimbo dislessico, quando deve leggere e scrivere, riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue energie, non è in grado di farlo in modo automatico, nemmeno dopo anni di esercizio. E’ questa la motivazione dei suoi errori, si stanca rapidamente, non apprende e resta indietro rispetto ai compagni. Gli esperti hanno evidenziato tra gli errori commessi, un problema di rappresentazione spaziale delle lettere sul foglio: vengono confuse: le lettere d con b, la m con la n, la q con la p. In alcuni casi è l’ordine delle lettere ad essere invertito per esempio li per il oppure saltarne alcune ad esempio bamino per bambino e questo sia nella lettura che nella scrittura. È a questo punto che alcuni bambini iniziano a mostrare una seria difficoltà di apprendimento. E’ questo il caso di verificare immediatamente che non ci siano problemi di dislessia. Il disturbo è di origine neurobiologica, probabilmente genetico e consiste nell’incapacità di leggere e scrivere in maniera fluente in assenza di altri problemi o situazioni che possano da soli giustificare questa difficoltà. Nel nostro paese si calcola che siano circa un milione e mezzo i dislessici.
La diagnosi tempestiva è fondamentale. I docenti sono in grado di comprendere queste difficoltà solo se ricevono un’adeguata formazione di tipo psicopedagogico e la Legge 170/10 firmata lo scorso anno va proprio in questo senso. Un bambino con difficoltà a memorizzare filastrocche e semplici canzoncine, che non completa una frase o ha un’espressione linguistica non adeguata, potrebbe nascondere un disturbo di apprendimento e, in questo caso, l’intervento di sostegno didattico va realizzato immediatamente. In quest’ottica, la famiglia, non sarà lasciata sola ma potrà contare sull’appoggio e sulla competenza di tutte le figure scolastiche che ruotano intorno al bambino. Il lavoro più importante resta quello dei genitori, l’intervento deve essere messo in pratica quotidianamente senza mai arrendersi, così da mantenere sempre alta nel bambino la sua autostima .
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