Basta cambio vita! Quando le paure soffocano le motivazioni

Con la collaborazione del Dott. Vincenzo De Blasi - Psicologo, Psicoterapeuta e Docente Università “Tor Vergata” Roma

 

Lavoro, famiglia, stress; pochi stimoli e tanti impegni, ma anche delusioni e voglia di avventura. Sempre più spesso si ha voglia di un cambiamento radicale, per lasciarsi tutto alle spalle e andare alla ricerca di nuove emozioni. O più semplicemente realizzare i propri sogni. Professionali, affettivi o biologici che siano, i cambiamenti rappresentano una sfida importante che determina anche uno stato di ansia e, in alcuni casi, genera “resistenza”. Lasciare la vita vecchia per una nuova oltre ad un sentimento di eccitazione, suscita ansie e timori: «ogni tipologia di cambiamento è una questione di portata “esistenziale” - spiega il dottor Vincenzo De Blasi - che necessita di una visione complessa dei fenomeni che lo caratterizzano e di una lettura multidisciplinare (psicologica, sociologica, biologica, antropologica, filosofica). L’essere umano si sviluppa sin dalla nascita, attraverso tappe evolutive che si susseguono “naturalmente”, processi e microprocessi di cambiamento, individuali e di gruppo, a volte graduali e meno evidenti, altre volte più marcati. In questo ciclo evolutivo, ogni passaggio alla fase successiva configura l’abbandono di un precedente “stato dell’essere” che, al di là del grado di soddisfazione individuale, è comunque fondato su una certa consapevolezza di “equilibrio” esistenziale. Pertanto allontanarsi da questo “equilibrio” e dalle certezze del vissuto quotidiano, sia per ragioni “geografiche”, lavorative o, per così dire, “di spirito”, può determinare un vissuto “traumatico” e il timore di dover lasciare alle spalle certezze acquisite e, quindi, “sicure” (o comunque “più sicure” dell’incertezza) generando ansia per le cose future».

 

Da cosa nasce il bisogno che spinge a voler cambiare vita?

«Ogni momento esistenziale che la persona vive nei termini di “crisi” dovrebbe, nei limiti del possibile, essere vissuto come una possibilità di scelta o di cambiamento. Questo, del resto, è il vero significato della parola “crisi” che, nella nostra cultura linguistica, rimanda a significati negativi (crisi “economica”, “politica”, “di coppia”), mentre in lingua greca o cinese, è strettamente legato alle opportunità. Crisi e motivazioni al cambiamento possono coincidere e “nobilitare” una qualsiasi spinta psicologica che si traduce nel tentativo di superare un malessere interiore, che limita o inibisce lo sviluppo della propria individualità, verso un’idea di benessere o felicità».

 

Quanto è importante stare bene con se stessi, per cambiare vita con serenità?

«Definire in modo univoco la “felicità” è un compito arduo, soprattutto nel “villaggio globale” in cui viviamo dove i cambiamenti verso ideali di benessere, individuale e sociale spesso sono “confusi” e viaggiano ad una velocità doppia o tripla rispetto a qualche decina di anni fa. Assumere un atteggiamento “propositivo” e non “depressivo” rispetto alle condizioni o ai conflitti che generano uno stato di malessere o insoddisfazione, aiuta a creare le condizioni per far sì che la propria vita, sia decisa non tanto da “dati di fatto”, che vengono più che altro subìti, ma da “fatti scelti” che danno senso e ragione alle proprie potenzialità creative».

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