Babadook. Il 15 luglio è in uscita al cinema Babadook, considerato da molti il miglior horror dell'anno passato. Scritto e diretto dall'australiana Jennifer Kent, la pellicola ha uno stile visivo e narrativo vintage, simile agli horror del passato quando la psicologia dei personaggi era più importante delle scene di violenza e degli effetti speciali in computer grafica. Il film delinea minuziosamente il carattere dei due protagonisti, visualizzando il loro mondo emotivo anche e sopratutto attraverso il sapiente uso delle location e del colore, suscitando nello spettatore un continuo senzo di claustrofobia su cui è creata la suspanse del film.
Effetti Speciali. Quando ha progettato Babadook, l'ambizione di Jennifer Kent era quella di limitare al minimo l'uso della computer grafica. Amante del padre degli effetti speciali Georges Méliès - “Viaggio nella luna” (1902) – nel suo film la regista è ricorsa ampiamente all'uso di pupazzi, costumi e stop-motion, ispirandosi proprio al lavoro dell'autore francese. Anche l'aspetto monocromatico del film è stato realizzato direttamente in camera, privilegiando colori come il nero, il bianco, il blu e il borgogna.
Suspanse. La scelta dei colori è poi uno degli elementi centrali con cui Kent ha raggiunto la suspanse che si protrae per tutto il film, raggiungendo, ovviamente, il culmine nelle scene finali. Se tutto l'intreccio si snoda attraverso la casuale scoperta di un libro pop-up intitolato “Mr. Babadook”, sono proprio i colori che, fondendosi con la psicologia dei personaggi, lasciano nello spettatore quel sentimento di angoscia perpetua, di disperazione e oppressione che continua ad aleggiare nell'aria anche quando il mostro di turno è scomparso, se non addirittura sconfitto.
Jennifer Kent. La regista australiana ha creato un film horror che può piacere anche ai non amanti del genere, grazie ad una trama matura che tocca una tematica scomoda, troppo spesso trattata seguendo stereotipi culturali. In “Babadook” Amelia – Essie Davis – sembra proprio ritenere suo figlio Samuel – Noah Wiseman – il principale responsabile della sua depressione. Ed è proprio questo che avrà inquietato la maggior parte degli spettatori, delle mamme, perché Babadook può realmente essere considerato la materializzazione di un rapporto conflittuale, conflittualità che la società vuole mascherare e reprimere, piuttosto che affrontare apertamente.