Mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni i posti a sedere sono già esauriti. E chi arriva in anticipo, ma non abbastanza, ha solo due scelte: stare in piedi o sedersi per terra. La questione delle aule sovraffollate, al Bo, ritorna più o meno ogni anno: in passato non sono mancate occasioni in cui i docenti stessi, di fronte a situazioni in cui risultava compromessa la sicurezza dei ragazzi, hanno incrociato le braccia rifiutandosi di fare lezione.
Quest’anno l’appello arriva da Psicologia, ed in particolare dal corso di Scienze psicologiche dello sviluppo e dell'educazione. «È una continua lotta per i posti» segnala una studentessa del terzo anno, Floralisa Vasquez «nonostante i nostri corsi siano tutti a numero programmato. Gli iscritti sono duecento l’anno per ogni indirizzo ma in classe ci ritroviamo in tantissimi perché ci sono anche gli studenti degli anni precedenti che decidono di frequentare nuovamente il corso, oppure altri che hanno dei crediti a scelta. Spesso succede che si vada via prima da una lezione per poter prendere i posti per la lezione successiva, cosa che a mio modesto parere non va a favore né dei professori, né di noi studenti. E la questione è unicamente di organizzazione: i numeri si sanno ma il problema permane, non si capisce perché».
Il motivo, in realtà, è meramente strutturale: «A differenza di altri atenei» spiega il professor Renzo Guolo, prorettore alla condizione studentesca «il Bo è in espansione. A breve arriveranno le cifre esatte, ma anche quest’anno il numero di iscritti è in lieve aumento,
nonostante la maggior parte dei corsi sia ormai a numero programmato. Questo, però, a fronte di spazi che non possiamo aumentare da un giorno all’altro. Sappiamo che il problema esiste, ne stiamo discutendo con la collega Francesca Da Porto, prorettrice all’edilizia».
Silvia Quaranta