09 Maggio 2012
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Per spiegare questa pièce di grande impatto emozionale, di rara e inquietante efficacia, bisogna partire dal celeberrimo esperimento di psicologia sociale del Professor Philip Zimbardo dell'Università di Stanford, quello in cui un gruppo di studenti fu suddiviso, arbitrariamente, in “guardie” e “carcerati”. Ebbene, ciascuno interpretò tanto bene, troppo bene, il proprio ruolo e si calò tanto profondamente, troppo profondamente, nella parte da convincere il ricercatore che l'aveva ideato a interromperlo. A rischio era divenuta la stessa integrità fisica e mentale di coloro che, accettato il “gioco” con la convinzione di poterlo lasciare quando si voleva, si erano immedesimati nelle relative, se così si può dire, funzioni di appartenenza. Cinque giorni durò l'Esperimento Carcerario di Stanford, dando l'innesco a una dura e seria analisi dei contenuti emersi. Dopo quattro decadi quell'esperimento fa ancora discutere.
Quest'approccio situazionale ai fenomeni umani, la debolezza palesata da ogni persona innanzi al potere, all'autorità (anche quella più iniqua o del tutto incomprensibile), lo smarrimento delle capacità critiche e del senso d'identità (con l'innesco del meccanismo psichico della delega a qualcuno o qualcosa di più grande), la mutazione da esseri umani in mostri di efferatezza e crudeltà, in aguzzini e carnefici, sono stati ripresi dalla rappresentazione, Effetto Lucifero, in scena ai Filodrammatici sino al 13 maggio (vari film avevano già riprodotto questa vicenda).
La resa artistica, la finzione, non inficia la verità della riflessione che se ne libera. Quanti uomini, spinti da specifiche circostanze ambientali, hanno scelto la divisa della guardia feroce?
Sotto la direzione di Andrea Lapi, Dario Merlini e Umberto Terruso, sei attori – lo stesso Dario Merlini (curatore anche della drammaturgia), Stefano Cordella, Daniele Crasti, Massimiliano Mastroeni, Dario Sansalone e Fabio Zulli – interpretano sei persone in fuga da un mondo in disordine, infuocato nonostante la pioggia continua, battente, ossessiva. I fuggiaschi, dei veri sbandati, si rifugiano in una casa apparentemente disabitata. Di questi sei fuggitivi, per un ordine di invisibili padroni, tre vestiranno tute da “guardie” (con chiavi) e tre tute da “carcerati”. È il caso, il puro caso, a stabilire chi sarà guardia e chi ladro. Non sarà, evidentemente, il caso a stabilirne da quel momento in poi la condotta. Una direzione obbligata, una deriva verso l'arbitrio e la sopraffazione.
«I Padroni di Casa danno loro tutto ciò di cui hanno bisogno: un tetto, un lavoro, del cibo e sei tute pulite. Solo a tre di queste sono abbinate le chiavi di tre stanze. Sei persone qualunque diventano così due gruppi, due “popoli”, e una casa isolata diviene il territorio da conquistare e difendere in attesa del ritorno dei Padroni. Capita che i buoni debbano difendersi dai cattivi. Che debbano imprigionarli, per non vivere nella paura. Capita che i buoni, dopo averli imprigionati, umilino e torturino i cattivi. Che li eliminino, fisicamente o moralmente. Capita spesso. Capita ovunque. Sicuramente tra i buoni ci saranno delle “mele marce” che hanno provocato la violenza, persone malate che l’Autorità isolerà e punirà. Oppure è l’Autorità stessa che, creando arbitrariamente una distinzione tra buoni e cattivi, creando un “nemico”, permette alla violenza di esplodere?»
Cattivi si diventa?
La mente corre inevitabilmente alla tragedia degli universi concentrazionari di cui il XX secolo è costellato. Alle zone grigie, alla banalità del male...
Effetto Lucifero, in prima nazionale, è una coproduzione Teatro Filodrammatici e Òyes. Un lavoro che ha meritato il Premio “Giovani Realtà del Teatro” 2010 e che è stato finalista del Premio “Riccione-Tondelli” 2011.
Un altro tassello del prezioso mosaico della stagione dei Filodrammatici.
Alberto Figliolia
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Effetto Lucifero, Teatro Filodrammatici (via Filodrammatici 1, Milano). Sino al 13 maggio.
Info e prenotazioni: Tel. 02 36727550, www.teatrofilodrammatici.eu.
Orari spettacoli: mer ore 19:30; gio, ven e sab ore 20:45; dom ore 16.