Molto spesso chi ci va ha impiegato molto tempo a convincersi e lo tiene poi nascosto come fosse qualcosa di cui vergognarsi: lo psicologo è una figura che fa paura a molti. Paradossalmente, perchè l'obiettivo per cui ci si rivolge ad uno psicologo è quello di farsi aiutare e il pensiero di avere qualcuno che possa supportarci dovrebbe suscitare tutt'altro che paura.
Eppure è così, in tanti non riconoscono l'utilità degli psicologi e anzi, sono ancora legati al luogo comune che chi ne consulta uno è necessariamente un pazzo. Ma il discorso della follia c'entra davvero? Questa categoria professionale in realtà si occupa solo in parte di problemi di salute mentale, una fetta consistente del suo lavoro è dedicata invece al sostegno psicologico dei pazienti per affrontare i problemi, più o meno gravi, della quotidianita: stress da lavoro, problemi di natura relazionale, o periodi particolarmente difficili perchè segnati da un lutto o da una separazione.
La paura principale è quindi quella, probabilmente, di essere giudicati come "matti". Ma non è l'unica. In tanti si rifiutano di rivolgersi ad uno psicologo anche quando si rendono conto razionalmente di averne concretamente bisogno a causa di un insuperabile imbarazzo al pensiero di raccontare "i fatti propri" ad uno sconosciuto. Timore comprensibile, ma chi è riuscito a liberarsene ed è ricorso all'aiuto di questa figura professionale, rivela per lo più di aver trovato invece un grande senso di liberazione nell'aver condiviso e analizzato con qualcuno preparato per farlo i propri problemi, dubbi e insicurezze.
Innegabilmente subentra anche un rifiuto tutto mentale: andare dallo psicologo vuol dire ammettere i propri limiti, doversi arrendere all'idea che in particolari condizioni psicologiche non è possibile farcela da soli. Sintomo di debolezza? Secondo i più convinti oppositori delle sedute dallo psicologo, sì! Ma naturalmente, sia per gli psicologi stessi che per i pazienti che hanno trovato giovamento dal percorso psicologico compiuto, si trstterebbe invece semplicemente di consapevolezza. Solo ammettendo di avere dei problemi è possibile cercare il modo più adatto per affrontarli e superarli.
C'è poi chi ha deciso che non ricorrerà mai all'aiuto di uno spicologo per non vedersi costretto a toccare argomenti che magari si vorrebbero evitare. Uno di questi, spesso volte è risultato essere quello del rapporto con i genitori: argomento per molti delicato e che potrebbe rischiare di risvegliare in noi dei ricordi e delle ansie che avevamo più o meno volontariamente accantonato o rimossa. Ma nelle pratiche della psicologia degli ultimi anni, lo studio del rapporto con i genitori è una pista non più battuta così frequentemente: l'interpetazione del complesso di Edipo e delle presunte colpe dei genitori non costituisce più da anni il punto di partenza delle psicoterapie. Aumenta così lo spsazio e l'oppurtinità di sfruttare lo psicologo come aiuto a ricercare la fonte dei nostri problemi e dei nostri disagi in noi stessi invece che nel mondo esterno.
Abbattutti tutti questi luoghi comuni e pregiudizi che accompagnano tale professione sin dalla sua nascita. potremmo, se fosse per noi necessario, vivere con serenità l'incontro alla scoperta di noi stessi guidato da chi sa come fare a farci guardare con altri occhi i nostri comportamenti e le nostre relazioni col mondo esterno.
Lo psicologo non ci può certo suggerire quali scelte fare o meno nella nostra vita, ma senza dubbio può auitarci a prendere consapevolezza di quello che vogliamo e di ciò che può essere più giusto per noi. Niente di inventato o costruito ad hoc per noi, ma qualcosa che esiste già ma che da soli non siamo in grado di tirare fuori.
Eliana Biancucci
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