Quando si pronuncia il nome di Adriano Leite Ribeiro, dentro il tifoso nerazzurro scatta sempre qualcosa: ad alcuni rievoca nostalgia, ad altri rabbia, per un talento che poteva diventare grandissimo e che invece si è lasciato andare.
Adriano Leite Ribeiro, per tutti Adriano, per i tifosi nerazzurri l’Imperatore, è stato probabilmente il più forte attaccante dell’Inter post-Ronaldo, almeno potenzialmente. Ha espresso il suo valore reale solamente per pochissimo tempo e chi può sapere dove sarebbe potuto arrivare?
DALLE STELLE ALLE STALLE – Dopo essere cresciuto nel Flamengo, Adriano Leite Ribeiro arriva all’Inter giovanissimo, a soli 19 anni. Dopo due anni passati tra il prestito alla Fiorentina e la comproprietà con il Parma, torna nerazzurro ed esplode definitivamente. La sua stagione migliore, in termini realizzativi, arriva nel 2004-2005, in cui segna 28 reti in 42 presenze. Adriano è una forza della natura, ma nella stagione 2006-2007, qualcosa si rompe: forse per la concorrenza di Ibrahimovic e Crespo, forse per la sua vita mondana un po’ troppo al limite, il brasiliano non si sente più l’imperatore dell’Inter. E’ l’inizio della fine. Dopo i 6 gol nell’anno dopo lo scandalo calciopoli, arrivano le sole 4 presenze della stagione 2007-2008, che lo costringono al ritorno in Brasile in gennaio, destinazione San Paolo. In seguito all’apperente ripresa della mezza stagione carioca, Mourinho lo rivuole, ma alla fine di un’annata tra alti e bassi, Adriano Leite Ribeiro decide di lasciare definitivamente l’Inter. Da quel momento, i numerosi viaggi tra Brasile, in cui veste le maglie di Flamengo, Corinthians e Atletico Paranaense e l’esperienza romana, sponda giallorossa, in cui gioca molto poco e non segna mai. Ha avuto contatti con il Le Havre in Ligue 2, ma è ancora svincolato.
L’INCREDIBILE HULK – L’immagine con cui possiamo riassumere la straordinaria potenza di Adriano Leite Ribeiro, sono i due gol con cui distrusse l’Udinese il 17 ottobre 2004: il primo arrivò su punizione, con un mancino potentissimo dai trenta metri. il secondo invece è leggenda, con una cavalcata iniziata nella propria metà campo, saltando tre uomini e conclusa con il solito sinistro scaricato sotto la traversa. L’imperatore era esattamente così, potente, ma allo stesso tempo preciso.
LA CADUTA DELL’IMPERATORE – Sarebbe potuto diventare uno dei più grandi. L’attacco del Brasile sarebbe ancora un suo dominio, essendo un classe ’82. Adriano invece ha deciso di buttare tutto al vento, di gettare un talento cristallino, insieme a capacità fisiche straordinarie. Non è riuscito a controllare tutto quello che gli girava attorno, ricchezze, donne e bella vita. Poi è arrivata anche la morte del padre e forse quel colpo è stato troppo forte.
“Bevevo tanto e non potevo più fare a meno di uscire la sera. Dovevo farlo, altrimenti non dormivo nemmeno“. Adriano Leite Ribeiro
Non possiamo sapere cosa significa la pressione dell’essere celebrità, idolo di folle che per un tuo gol o una tua giocata sono pronte ad esplodere. Non possiamo neanche immaginare come gestiremmo delle situazioni del genere, in cui puoi avere tutto, ma puoi anche perderlo facilmente. Adriano Leite Ribeiro si è perso, ma l’imperatore a San Siro non lo dimenticherà mai nessuno.
Amedeo Bonato
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